martedì 8 marzo 2011

L'Art pour l'Art ....


Questa è Arte.

Ogni parola, ogni parte specificatamente fissata,

significativamente composta per evocare emozioni,

per provocare un'interna commozione,

una pozione di inchiostro e chimica per catturare

per sempre questo fugace attimo.

Questo minuto può non essere l'ultimo,

ma almeno è stato salvato per la nostra comprensione

e per noi tutti: una memoria rappresentata

in forma visiva in inchiostro e chimica....

l'Art pour l'Art ...

domenica 6 marzo 2011

Lo Scarabocchio…. immagini in punta di dita




Il gioco dello Scarabocchio (Squiggle), al pari delle libere associazioni, è una delle tecniche più usate da Winnicott per mettersi in relazione, con la massima spontaneità, con i bambini.

Lo Scarabocchio, in questo caso, è un gioco in comune tra terapeuta e paziente, che permette di valersi della casualità.

La tecnica è questa: "Io dico: chiudo gli occhi e traccio una linea sul foglio, tu la fai diventare ciò che vuoi, poi tocca a te fare la stessa cosa, mentre io la farò diventare ciò che voglio".

Una tecnica quasi proiettiva in cui il bambino improvvisamente diventa attivo, creativo, e soprattutto comunica in un clima di completa intimità e complicità, che qualsiasi altra tecnica terapeutica non avrebbe permesso.
Per l'esattezza più di tecnica si parla di gioco, un gioco senza regole nel quale ciascuno si lascia «prendere e sorprendere».

Mutuata dal grande Winnicott, un’analoga metodologia che uso spesso nei percorsi di ArtCounseling, specialmente in quei momenti di impasse, in cui i bisogni del cliente non hanno ancora raggiunto una chiara definizione.
Il processo , in questo caso, consiste nell’offrire al cliente un grande foglio bianco e la scelta fra pennarelli, matite, pastelli e gessi.
La preferenza per un determinato materiale sarà per me una prima indicazione del suo essere nel “qui e ora”.


I pennarelli hanno la caratteristica di essere prevedibili e semplici da usare, di far sentire più sicuro chi li utilizza in quanto facilitano il controllo.
I colori sono intensi, di effetto, non si espandono rapidamente e non si mischiano facilmente tra loro.

Le matite, i pastelli e i gessi con differenze di intensità tra loro, consentono di produrre sfumature cromatiche, inoltre favoriscono un maggior coinvolgimento intimo dato l’elevato potere adesivo sulla pelle.


Scelto il materiale chiedo al cliente di impugnarlo con la mano sinistra (destra se è mancino), di posizionarlo in mezzo al foglio, di chiudere gli occhi e lasciare andare la mano poi quando pensa che sia abbastanza di fermarsi…. aprire gli occhi e osservare……


Il cliente si troverà davanti uno “sfondo” ingarbugliato di segni, linee, punti; un caos indistinto di simboli ancora sconosciuti.

A questo punto gli domando di far emergere delle “figure” riempendole con il colore.

I risultati sono sorprendenti…. È come se improvvisamente si squarciasse un velo e quello che era uno sfondo con-fuso si popola di figure con forme e confini precisi.


Il segno….l’immagine….il colore hanno fatto ancora una volta il loro “miracolo”: l’indicibile si è reso manifesto….


Da tutto ciò la mia personalissima variazione auto-contenitiva dello Scarabocchio. I miei sfondi indefiniti diventano campiture in cui il colore è protagonista dando vita a personaggi e storie in cui non emerge una sola immagine, bensì è il disegno “intero” che si tras-forma in figura.


Se ti va clicca sul link per vederli ...


http://counseling-espressivo.blogspot.com/p/scarabocchi.html

sabato 5 marzo 2011

L’oro dell’azzurro...viaggio alla ricerca del bambino che c’è in ognuno di noi...

Joan Mirò - L'oro dell'azzurro -

Ogni adulto PUO’ diventare un bambino consapevole. Prova ad attraversare lo strato di razionalità, di responsabilità, di doveri che avvolgono la tua vita.

Riscopri dentro di te un luogo dove i tuoi bisogni e i tuoi desideri non vengono frustrati o delusi, dove regna incontrastato il Principio del Piacere, dove la realtà diventa materia per giocare....

Lasciati andare e seguimi.......

Raccogli parole, colori e sensazioni per iniziare a gioc
are...

Gioca .....
....a dire sempre la verità
....a non avere orari... .
...a essere distratto....
....a non essere pulito, pettinato,stirato e profumato...
....a lasciare tutto per aria.....
....a non sapere più che giorno è ..... .
...a dimenticare le regole.... .
...a dire la cosa sbagliata.....

Ora fermati un momento, togli le scarpe, sdraiati per terra ricorda e scrivi i giochi della tua infanzia....

Poi ricorda ....
il piacere di leccarti le dita...
schiacciare le patate nel piatto con la forchetta.....
intingere un dito nella nutella....
fare le bolle dentro il bicchiere....

Prova a rifare una di queste cose.... osa.... e godi della ri-scoperta del puro piacere......

VAI alla ricerca degli scarabocchi che tracci soprappensiero, del tuo primo segno... FRUGA nei cassetti... nei taccuini ..... nei fogli vicino al telefono... nei biglietti dove annoti la lista della spesa...

SCRIVI la prima parola che ti viene in mente.... RIPETILA all’infinito seguendo i percorsi che si snodano sul foglio....GIOCA con la tua calligrafia.... OSSERVA come la scrittura danza nello spazio del foglio....



“L’esplorazione del mondo
parte dal centro del corpo...
e racchiude in sé traiettorie, odori,
suoni, movimenti,
pensieri, luce,
sfumature,
punti di con-tatto e distanze.
ll mondo è costituito di presenze,
di cose che sono anch’esse corpi...”

Stefania Guerra Lisi



ALZA gli occhi e guardati intorno.... presenze come macchie sui muri, mutevoli come nuvole, che fissate a lungo, rivelano forme sconosciute......
Solchi tra le mattonelle come segni di geometrie impossibili... profili di oggetti rotondi ....

ASCOLTA la tua musica del cuore e trasforma il suono in uno spazio per giocare ....

TROVA il centro della stanza e.....

RUOTA FORTE SU TE STESSO.......

TUTTO GIRA, GIRA TUTTO, GIRA .......

giro tondo casca il mondo casca la terra...............
......
tutti giù per terra................


RINCORRI la tua Ombra tentando di catturarla.......


“Nei miei quadri si trovano spesso
forme Minuscole
in vasti spazi vuoti.
Spazi vuoti, orizzonti vuoti, pianure vuote:
ogni cosa che è stata spogliata
fino a che fosse del tutto nuda
mi ha sempre procurato una forte impressione...”
J.Mirò


Ed ora che il bambino racchiuso.... ingabbiato ha riconquistato il suo spazio.... cattura la volo una stella scintillante nel buio...
imprigiona gli odori in un barattolo chiuso a pressione....
lascia la traccia intermittente del tuo fiato su tutti i vetri....
insegui la scia luccicante di una lumaca...



STENDI un grande telo giallo sul pavimento e.....


muoviti come immerso nell’acqua....
dondolati nel movimento di un corpo più grande....
gioca con il ritmo dei fluidi...
stropicciati gli occhi e guarda le tracce lasciate dai tuoi movimenti....


e.......

SENTI il tuo corpo vibrare..... il tuo sangue scorrere....
e la tua anima VOLARE.......




“Bisogna tenere i piedi saldamente sulla terra per poter poi fare dei grandi salti verso l’alto: è proprio il fatto di scendere qualche volta sulla terra che mi permette di volare....” J.Mirò






mercoledì 2 marzo 2011

L’Autoritratto interiore: l’identità manifesta….

Gabriella Costa - "Autoritratto interiore" -


Ogni essere umano è un fenomeno straordinario ed estremamente complesso, che si sviluppa nell’unione di corpo, intelletto ed emozioni.

Ciascuno è unico e irripetibile nel corpo come in ogni altro aspetto; è tuttavia interessante notare che il senso dell’identità personale è dato soprattutto dal volto.

Sono le sembianze del viso che ci rendono riconoscibili e ci permettono di ri-conoscere gli altri. Incontrando un amico con il capo coperto da un casco, molto probabilmente non sapremmo identificarlo. La carta di identità, il passaporto, la patente portano emblematicamente la foto del nostro viso. Il volto più di ogni altra parte del corpo è inconfondibile e ci racconta. Esso è teatro di mille espressioni che ci caratterizzano e con cui stabiliamo relazioni con il mondo esterno; oltre le fattezze e la mimica facciale quello che più ci rivela sono gli occhi e l’energia che trapela dallo sguardo.

E’ quindi logico che il ritratto e l’autoritratto puntino soprattutto sulla rappresentazione del viso, poiché in esso si può, in un certo senso, cogliere l’autenticità personale.

Vorrei inoltre aggiungere che un buon ritratto non è necessariamente una riproduzione realistica, ma deve saper carpire quella misteriosa luce dell’anima, un umore squisitamente intrinseco al soggetto dipinto.

Questa premessa per presentarvi, suggerendovi di provarlo, un lavoro di esplorazione espressiva che uso sovente nei percorsi di Counseling.

Il seguente esercizio creativo ha come obiettivo quello di contattare o ri-contattare la propria identità: l’osservazione focalizzata sul viso, al fine di riprodurlo pittoricamente, porta, in modo naturale, a stabilire un contatto profondo con noi stessi.

Inoltre in questo esercizio verranno affrontate separatamente le polarità che sono rappresentate somaticamente dalle due parti del viso, la sinistra e la destra. La selezione creativa può farci apprezzare le loro differenti qualità, di cui spesso non siamo consapevoli, favorendo in questo modo l’ottimizzazione e l’integrazione delle attività dei due emisferi cerebrali.

Pronti?? …. Partiamo……

Munitevi di uno specchio sufficientemente grande da riflettere il vostro viso; nella prima parte dell’esercizio coprite con un foglio bianco fermato dallo scotch, la metà verticale dello specchio in modo che resti visibile solo la parte sinistra del vostro volto.

Anche il foglio da disegno deve essere suddiviso verticalmente a metà; infatti nella prima parte del lavoro, disegnerete solo su una metà del foglio, ritraendo la parte sinistra del viso. Questa parte corrisponde all’emisfero destro del cervello che amministra le facoltà intuitive, l’immaginazione e la creatività. Caratteristiche spesso scarsamente utilizzate anche perché l’intero progetto educativo, che subiamo da piccoli, pone l’accento quasi esclusivamente sulle virtù raziocinanti dell’emisfero cerebrale sinistro.

Con l’aiuto dello specchio, osservatevi e procedete a disegnare le sembianze della metà sinistra del vostro viso, lasciando bianca la parte destra del foglio. Non ha importanza se riuscite, o meno, a delineare una effettiva somiglianza, tuttavia focalizzate l’attenzione nella parzialità sinistra in modo da favorire un profondo contatto con qualità di voi stessi non meramente somatiche.

Quando il mezzo autoritratto è terminato, sviluppate in modo astratto, sulla parte bianca del foglio, l’altra metà del viso. Il completamento deve essere effettuato non in modo realistico, bensì con rappresentazioni fantasiose, che vi saranno suggerite dall’intuizione; questo modo di operare sollecita l’espressione di cognizioni sedimentate a livello inconscio. Inoltre la propagazione immaginativa verso destra, del mezzo autoritratto sinistro, stabilisce un ponte con le facoltà dell’emisfero cerebrale sinistro, quello razionale che ci consente di ri-conoscere i nessi profondi che emergono dal processo creativo.

Quando l’opera è finita mettetela davanti a voi e contemplatela…. Lasciate fluire liberamente ogni pensiero, ogni associazione con le forme e i segni della parte astratta.. cosa vi stanno dicendo?...

Nella seconda fase dell’esercizio, si procede esattamente nello stesso modo, disegnando, però, la parte destra del volto. Probabilmente vi accorgerete che essa è più dominante di quella sinistra; anche il lavoro con cui completerete immaginativamente verso sinistra, il vostro mezzo autoritratto, può essere, meno scorrevole, poiché la nostra parte destra è, generalmente, più rigida. Proprio per questo, lo sviluppo astratto, originato da questa parte del viso, ha una grande importanza, dato che consente di fluidificare tensioni e rigidità.

Quando avete realizzato i vostri due mezzi autoritratti, piegate ciascun foglio a metà verticalmente, in modo che sia visibile solo il disegno del viso; poi congiungete i due mezzi autoritratti, formando il volto intero. Girando i fogli da disegno, unite anche i due disegni astratti e osservate come si completano.

Su un foglio potete annotare le impressioni che sentite emergere guardando queste due immagini. Ricordatevi di dare sempre un nome ai due disegni iniziando con lo scrivere IO SONO…….

Dopo aver fatto tutto l’esercizio (parte 1 e 2), e aver assimilato le suggestioni di entrambe le fasi che riguardano gli autoritratti parziali, sarebbe molto interessante disegnare il vostro autoritratto per intero; vi accorgereste senz’altro di come questo lavoro abbia arricchito la percezione della vostra identità portando in figura anche quelle parti a cui spesso non si riesce a dare un nome e che rimangono sullo sfondo..

Chi volesse cimentarsi nell’impresa può poi mandarmi le sue opere all'indirizzo e-mail: gabriellacosta@artcounseling.it ed io, se lo desidera, le pubblicherò sul blog aprendo una nuova sezione “Autoritratti Interiori….”

lunedì 28 febbraio 2011

L'arte .. linguaggio dell'"invisibile"

Paul Klee - Lieblesied bei Neumond (particolare), 1939



" L'arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che sempre non lo è ..."

Paul Klee


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"Klee considera ogni forma (Form), naturale o artistica che sia, come interruzione di un sottostante movimento di crescita, di per sé continuo e infinito, e come espressione, in se stessa, del processo di formazione (Gestaltung) che l'ha generata. La via alla forma «trascende la meta, va al di là del termine stesso della via», rende visibile ciò che è invisibile, rappresentando non la forma ma la funzione, la struttura di crescita che giustifica la forma." (Daniela Gamba - Fare pittorico ed essere musicale nell'opera di Paul Klee -)

giovedì 24 febbraio 2011

Arteterapia poetica... la parola che salva....


“La poesia è l’impossibile fatto possibile...”

Garcia Lorca


Poesia, dal greco poiein= fare – produrre, è la tecnica di comporre versi o più generalmente di esprimere in forme ritmiche sentimenti e realtà secondo la propria visione del mondo.

Lungo il corso del tempo, in ogni paese e lingua, la gente si è rivolta alla poesia per liberare le proprie emozioni: per la speranza in tempo di disperazione, per il conforto in tempo di fatica, per l’ispirazione in tempo di dubbio.

Negli ultimi anni molti professionisti delle relazioni d’aiuto hanno riconosciuto nella poesia uno strumento “curativo” estremamente ricco .

Il grande potere “terapeutico” della poesia consiste nel riuscire a catturare le emozioni che creano disagio invece di averne paura. La poesia, riuscendo ad esprimere ciò che a volte è inesprimibile, possiede la capacità di mostrarci la strada nello sconfinato territorio dentro di noi chiamato “l’irrazionale – l’inconscio”, e può dare a chiunque sappia ascoltare e ascoltarsi punti di riferimento e suggestioni essenziali per vivere meglio. Anche in un solo verso possono concentrarsi immagini ed emozioni in cui scopriamo il senso della nostra esistenza, attingendo con una consapevolezza nuova alle nostre energie ed è in questo senso che la poesia “salva la vita”.

La poesia è una forma alta di sintesi di una storia, di una esperienza o di una emozione, che viene comunicata all’esterno e quindi resa accessibile a sé e agli altri. Il linguaggio della poesia è simbolico, evocativo, impressionistico molto simile a quello del sogno. Nel sogno le parole non formano un linguaggio, bensì sono trattate come oggetti, immagini visive o uditive che possono combinarsi con immagini di altra natura.

La poesia utilizza tutti i simbolismi del sogno (rimozione – sintesi – simbolismo) e come il sogno vive in un ambiente libero dallo spazio e dal tempo.

Essa ci trasporta in realtà altre che stanno al di là di quelle immediatamente osservabili.

Il meccanismo interiore che ne consente la nascita è la regressione psichica dell’individuo a quella modalità di pensiero definita “processo primario” per poi elaborarne le intuizioni attraverso il pensiero logico.

La poesia, infatti, ha la capacità di mettere in comunicazione i due emisferi cerebrali: il sinistro caratterizzato da un pensiero pratico che seleziona ed analizza; il destro, preposto, invece, al pensiero immaginativo e sognatore, senza progettualità, incostante, che procede per successioni di immagini, associandole liberamente per contiguità e similitudine.

La poesia riesce quindi ad unire pensiero ed emozione: in poche righe (mettendo in moto la capacità di sintesi) si possono comunicare emozioni forti (associando immagini libere dando così sfogo al pensiero immaginativo e sognatore).

Negli Stati Uniti da più di vent’anni la poesia viene usata come strumento di esplorazione e comprensione del Sé. Esiste da 10 anni la National Association for Poetry Therapy che ha sperimentato la poesia in vari campi di applicazione: nella terapia di coppia e di famiglia, tra gli anziani, nei gruppi scuola tra gli adolescenti, nelle terapie infantili, nelle prigioni; sempre con lo scopo di offrire un contenitore per una consapevolezza troppo intensa o troppo sfuggente rispetto al linguaggio di tutti i giorni.

L’uso della poesia nelle situazioni di sostegno e aiuto per la crescita psicologica, può evocare processi primari che vanno oltre la parola scritta e parlata, attivando immagini archetipe e fantasie sepolte nella psiche; il soggetto può così comunicare ciò che non è capace di esprimere in qualsiasi altra forma.

Le modalità di applicazione non sono semplici forme di composizione poetica libera, bensì forme creative di poetizzazione guidata con la finalità di consapevolizzare e supportare stati emotivi e cognitivi importanti per il ben-essere psicologico.

Tra le varie tecniche psico-poetiche che possono venire utilizzate in percorsi individuali e di gruppo ci sono:

  • La scrittura primitiva e la poesia follia che partono da stimoli chiave emotivi,costituiti nel primo caso da più parole e nel secondo caso da un’unica parola stimolo, per ricostruire in chiave poetica le proprie emozioni.
  • Il sogno poetico, tecnica che nasce dopo una fantasia guidata su parole o immagini mentali (con lo scopo di attivare le parti più creative); modalità usata in special modo per liberare le emozioni legate a situazioni difficili e non elaborate oppure per imparare a conoscere parti che sfuggono al controllo cosciente
  • La poesia simbolica, molto spesso sotto forma di lettera, molto utile per superare una delusione, una perdita o per staccarsi da stati di dipendenza affettiva: lo scritto fa riemergere alla coscienza gli elementi costitutivi della relazione e le emozioni che vi sono collegate permettendone l’eliminazione.
  • La poesia positiva utile per catturare e sottolineare possibili prospettive positive, alimentando in tal modo nuovi modi di vedere le situazioni e contemporaneamente superando la tendenza a concentrarsi sui momenti emotivi negativi amplificandoli.
  • La poesia biografia, molto utile alla costruzione e ri-costruzione della propria identità. La tecnica consiste nella creazione o lettura di poesie che si ritengono rappresentative di Sé per stimolare l’autopercezione oppure la scrittura o lettura di poesie che si vorrebbe che gli altri ci dedicassero per attivare l’eteropercezione. Di grande aiuto per migliorare le problematiche tra genitori e figli o nei conflitti di coppia.
  • La poesia dialogica, consiste in una conversazione poetica con un interlocutore simbolico, (persona reale oppure parti noi stessi - simile alla tecnica della sedia vuota gestaltica), attraverso la quale si prova ad esprimere qualcosa che altrimenti non si riesce a dire oppure si da voce a quelle parti di sé che non riescono a trovare spazio e quindi ad essere vissute.
  • La poesia fantasmatica, consiste nello scrivere in forma poetica dei propri “fantasmi”, fantasie o timori che ci riguardano, possiamo dire che è una tecnica che ci aiuta a prendere contatto con la nostra ombra. Esprimere i nostri fantasmi è liberatorio e ci aiuta ad acorgerci che i mondo non crolla se i nostri lati oscuri vengono alla luce.

Poesia, dunque, come urlo dell’anima che rompe il frastuono dell’esistenza dove trovano dignità i mille mondi oscuri e segreti che abbiamo interiormente e di cui spesso siamo inconsapevoli

“Attraverso il dire e il fare un atto poetico noi re-impariamo chi siamo, ci abbracciamo anche in quelle parti occulte che premono per emergere alla luce, dunque ci accettiamo....allargando i nostro orizzonti per godere al meglio di noi e della vita che ci è dato vivere.”

Per approfondire:

Bartalotta G, Manuale di arte terapia poetica, EDUP

Revault J.Y., Guarire con la scrittura, RED

Bisutti D., La poesia salva la vita, Economica Feltrinelli

Grenci R., Cogli l'Attimo, Edizioni La Meridiana

venerdì 18 febbraio 2011

Perchè fare un percorso di ArtCounseling


" Non domandarci la formula che monda possa aprirti,

sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti

Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo ..”

E.Montale

Si vive inseguendo il tempo che corre via veloce dedicandosi ogni giorno a molte attività: più cose si fanno durante la giornata, la settimana, i mesi, più si rimane con una sensazione di ansia e di frenesia, perché sembra che il tempo a nostra disposizione sia poco e sfugga dalle mani.

Vita cicciona, bella ma impegnativa e da sostenere, se non si trova uno spazio necessario per integrare tutte le attività in cui ci si imbatte. E’ meglio fermarsi, arrivare ad un certo punto e finalmente dar retta a quella vocina interiore che già da tempo suggeriva di incominciare a riflettere su di noi, perché le mille attività intraprese, le mille esperienze accumulate e le mille persone incontrate non sfuggano via lasciandoci solamente un vago ricordo, ma possano davvero penetrare in noi e aiutarci a crescere.

E’ necessario imparare a riconoscere la verità riguardo alla propria esistenza se ci si vuole prendere la responsabilità di vivere il presente con una nuova consapevolezza e libertà. Altrimenti si cade in schemi stravecchi che non portano da nessuna parte, ma tengono la mente ferma e bloccata su pensieri pesanti, esperienze incomprensibili e inutili.

Attraverso l’ArtCounseling si può intraprendere un percorso che conduce ad una conoscenza più profonda di se stessi. Rivedere nei propri lavori i pensieri che ognuno ha dentro e che molto spesso non riesce ad esprimere con le parole è un primo passo verso un cammino di cambiamento, di maturità e di positività.

Cisono moltissime possibilità per entrare in contatto con se stessi e l’ArtCounseling è una di quelle. E’ una strada che attraverso il linguaggio dell’arte collega mente, vissuto, emozioni e mani. Entra dentro, prende ciò che trova e che può essere preso e lo conduce fuori. Evidenzia il vecchio, lo rende accettabile e riconoscibile, come una parte importante di sé e poi invita ad andare oltre.

Attraverso l’ArtCounseling si scoprono le potenzialità positive legate a nuove attitudini e a nuove visioni, cosicchè tutta questa consapevolezza non fa altro che attirare esperienze migliori, incontri più interessanti e una nuova disponibilità verso di sé.

Il racconto di sé attraverso le immagini diventa una chiara rappresentazione della persona nella sua totalità. La persona riemerge da questo percorso come un essere che si è ri-trovato e si rivede sotto una nuova luce, più consapevole e più determinato, con una maggiore stima di sé e il desiderio di affermarsi mostrando il suo valore riscoperto.

Il “segno” rappresenta il perno del processo di ArtCounseling, tutto si verifica attraverso l’arte. E’ l’opera che veicola il messaggio non la parola.

Grande è la forza dell’immagine, essa nasconde vicende passate, elaborazioni, aspetti psicosomatici e infiniti altri segreti che solo chi disegna può svelare.

Ogni opera è un messaggio anche se non sempre voluto consciamente; certi problemi, disagi e mozioni e dolori vengono trascinati dalle linee e dai colori. In ogni lavoro ci sono due parti: una in primo piano e una più nascosta e il cliente prova una certa soddisfazione quando riscontra tra la propria opera e i suoi intenti rappresentativi una certa corrispondenza. E’ importante che egli riconosca cosa si muove dentro di sé e che tipo di emozioni vive capendo se sono sensazioni di paura, di gioia, di rabbia, di frustrazione o di altro genere. E’ importante poi che liberi queste forze e le sveli nel foglio attraverso i colori e le forme.

L’ArtCounseling ha due funzioni, la prima è quella di macchina fotografica girata con l’obiettivo all’interno dell’occhio per guardarsi internamente, la seconda è quella di messa a fuoco della realtà esterna. Il cliente “facendo arte” comincia ad individuare e ad usare per sé l’uno o l’altro modo.

Con l’ArtCounseling si mette l’individuo nelle condizioni di trovare la propria libertà interiore, valorizzando nello stesso tempo la parte più autentica di se stesso. Questo permette alla persona di liberarsi delle sue sofferenze più antiche e tenaci, allontanando le angosce in cui si infila e ri-trovando così l’interezza della sua personalità.

Infatti, poiché l’ArtCounseling lavora basandosi sulla forza dei colori e delle forme è in grado di raggiungere campi profondi e sconosciuti dove non arrivano le parole. L’espressione artistica, che sia un disegno o una scultura, uno scritto, una poesia o un collage riesce a superare lo stato di coscienza facendo emergere dall’inconscio senza alcun filtro tutto quanto vi è di più nascosto ma anche di più vero dell’individuo.

Quando in un percorso di ArtCounseling entriamo in noi stessi e rivediamo alcuni momenti particolari, se li sentiamo, possiamo disegnarli o rappresentarli in altro modo, e così facendo riusciamo a capire e conoscere qualcosa di più di noi e di quanto ci è successo.

Spesso non riusciamo a capire che ognuno di noi si colloca in un modo unico in mezzo all’esperienza che vive, in mezzo alla sua vita e alle sue relazioni. Ci viene facile stabilire confronti con le esperienze degli altri, pensare che il modo di capire sia uguale per tutti, che il modo di vedere sia unico per tutti, che il modo di imparare sia lo stesso per ogni persona. Invece i nostri occhi colgono la realtà in modo unico, le nostre primissime esperienze, le più piccole, le più banali ma per noi così grandi e a volte invalicabili, hanno determinato in passato delle risposte emozionali personali che ancora oggi riproponiamo. Queste risposte non sono nuove ma vengono risvegliate, come se fossero reali, da fatti che non sono altro che richiami del passato, qualcosa che ci è già successo in un tempo più o meno lontano.

Il presente il “qui e ora” è la nuova opportunità che ci viene offerta per dimostrare a noi stessi chi siamo realmente; se non abbiamo fiducia nel presente, ci giochiamo i nostri ruoli più interessanti, purtroppo se nel presente viviamo nelle angosce dobbiamo imparare a pensare che qualcosa abbia risvegliato un vecchio episodio che in passato ci ha fatto soffrire: l’emozione si ripresenta legata a quel fatto.

Le emozioni sono moti energetici che ci ricollegano a tutti gli episodi della nostra vita in cui abbiamo imparato una lezione e attraverso quella storia siamo cresciuti, con la sofferenza o l’allegria.

Fare un percorso di ArtCounseling è come togliersi dalle spalle tutte quelle zavorre che ci portiamo dietro e che ci impediscono di vivere con pienezza il presente; nel momento in cui si affida alla carta, alla scrittura, al colore, alla creta questi ricordi, pensieri, persone, frasi dette e non dette, tutto si calma ed essi a mano a mano diventano sempre più evanescenti, rimanendo alla fine come delle foto a narrare con i loro colori il nostro cammino …..

Se in qualche modo ti ho incuriosito …. prenota un incontro con me (il primo incontro è ASSOLUTAMENTE GRATUITO e NON IMPEGANTIVO) telefonami al 347 1751469 o scrivimi gabriellacosta@artcounseling.it ………………

TI ASPETTO !!!!!

lunedì 14 febbraio 2011

Il Corpo delle Emozioni ...



C’era una volta il corpo umano, tutto chiuso in un involucro chiamato pelle. Dentro non ci si poteva guardare, ma si pensava ci fossero un cuore, delle vene, le ossa (un cervello!) e tutte quelle altre cose. Alcuni dicevano anche che ci fosse un’anima, ma non si sapeva bene di cosa fosse fatta.

Questo fino all’inizio del 1900, poi c’è stato un grande scompiglio.

Un medico di nome Sigmund Freud scrisse a proposito dell’inconscio, che è la parte della nostra mente più nascosta dove trovano casa i nostri desideri, le nostre paure, i nostri sogni.

E così dall’inizio del secolo scorso, gli artisti non hanno più rappresentato l’uomo solo nel suo aspetto esteriore, cercando di dipingere il suo corpo in maniera perfetta, ma nei loro ritratti hanno provato a comunicare qualcosa di più: i sentimenti e le emozioni che scaturiscono dal nostro animo.

Nelle pennellate di Francis Bacon il corpo umano si deforma, si piega e si nasconde nel buio.

Il corpo di Schiele si contrae in una posa carica di tensione, diventando specchio delle passioni e del turbamento interiore.

La donna dipinta da De Kooning sembra non avere più un vero corpo, tutto si confonde tra le macchie di colore.

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Ora tocca a te ... perché non metterti in gioco e provare.... di seguito un esercizio che propongo spesso ai mie clienti in seduta quando è necessario stoppare la parola e lasciarsi andare al “cosa sento...” , “ come lo sento...” , “dove lo sento...” ...

Il corpo si trasforma continuamente, cresce e cambia, si modifica a seconda di sensazioni ed emozioni che lo invadono.

Ti è mai capitato di sentire il tuo corpo pesante come una pietra quando sei stanca, teso e rigido quando sei in preda alla paura, leggero come una piuma quando sei serena, o di sentirti piccola piccola, quasi invisibile quando sei imbarazzata?

Immagina se queste sensazioni divenissero improvvisamente immagini: corpi che parlano...

Ora prova a sentire come il corpo cambia seguendo le emozioni... assumi queste posizioni e ascolta il tuo corpo...

CALMA .... sdraiati...rilassa ogni muscolo... allarga lentamente gambe e braccia occupando lo spazio intorno a te.... sperimenta questo stato amplificando a poco a poco la postura.... e ascoltati.....

TENSIONE .... in piedi ... schiena dritta .... gambe leggermente divaricate e tese.. prendi la testa fra le mani incrociando le braccia e ruotala più che puoi a sinistra .... sperimenta questo stato amplificando a poco a poco la postura.... e ascoltati.....

INCERTEZZA .... resta in equilibrio su un piede solo... solleva le braccia in alto... ondeggia lievemente... sperimenta questo stato amplificando a poco a poco la postura.... e ascoltati.....

RABBIA ... siediti a terra... ginocchia al petto ... stringi con forza i pugni.... irrigidisci ogni muscolo ...e urla con tutta la voce che hai.... sperimenta questo stato amplificando a poco a poco la postura.... e ascoltati.....


Ora rimanendo nelle varie emozioni sperimentate nel “qui e ora” disegna il tuo corpo nelle varie posizioni. Non avere paura di sbagliare, di lasciarti sfuggire dalle mani segni “ribelli”: in fondo ogni traccia sul foglio rende più vivo il disegno e racconta l’emozione che provi mentre crei .. è la memoria di ogni tuo gesto....

Ora, se hai voglia prova a fare un passo in più dando voce al tuo disegno accentuando le differenti sensazioni sperimentate, tramite nuove tecniche: cancella... nascondi... vela... scarabocchia... graffia... strappa e ricomponi...immergi nel colore....