mercoledì 18 maggio 2011

L’ArtCounseling dal “come se” al “come è”

Fabiola Barna - Và dove ti porta il vento -


“ … uscire dallo spazio interno a quello esterno, affermare, estendere in esso la propria forma, è il primo atto di comunicazione involontario che diventa consapevole nella verifica della propria impronta: segno di sé che, nel compiacimento della traccia, si trasforma in segnale comunicativo della propria presenza …” Stefania Guerra Lisi

Riprendendo i vari post sulla creatività e i suoi benefici nel percorso evolutivo di ogni persona, ribadisco che nel momento creativo, in cui interiorità ed ambiente trovano un rinnovato singolare incontro, siamo immersi in uno stato psicofisico ove il pensiero, l’emozione, la corporeità, l’azione fluiscono in modo congruo, infondendo un profondo stato di ben-essere.

Almeno inizialmente è infatti più importante l’atto del produrre un’impronta creativa, che il suo impatto con un esterno (ArtCounselor) che solo poi potrà leggere il modo in cui la persona incontra e decifra la realtà.

Un percorso di ArtCounseling è rivolto verso la salutogenesi focalizzandosi sugli aspetti personali positivi di chi ci sta di fronte e sull’individuazione delle risorse disponibili, perseguendo il paradosso (e il risanamento da un disagio) come un “diventare ciò che si è”, attraversando i propri territori interni sperimentandoli, agendoli metaforicamente, piuttosto che cercando di liberarsene.

Qui emerge il valore che l’azione e l’esperienza diretta rivestono nel percorso di ArtCounseling, in cui la “scoperta” la formulazione e/o la risoluzione di un problema e quindi il cambiamento, derivano dal FARE (in questo caso artistico) e da un processo di apprendimento esperienziale.

Il sistema-ambiente di vita in cui siamo inserito ci pone costantemente di fronte alla sfida del tempo e alla transitorietà dei confini, delle convenzioni e convinzioni ideologiche, sociali, culturali e affettive.

Cercare di promuovere il ben-essere e la qualità della vita individuale e collettiva intervenendo direttamente sui fattori coinvolti nella saluto genesi o su quelli legati alla genesi del disagio, in un sistema così fortemente connotato dalla complessità oltre che dalla fugacità delle certezze, o dalla tempestività dei cambiamenti, risulta un’impresa oltremodo faticosa.

La strada più fruttuosa sembra allora quella del potenziamento delle risorse e delle abilità nella soluzione di problemi complessi. In questo la riattivazione dell’espressione globale di sé attraverso il processo creativo può diventare la chiave di volta che consente al potere intrinseco individuale di manifestarsi appieno nella sua efficacia.

La comprensione del mondo e dell’altro passa necessariamente attraverso la conoscenza, la consapevolezza di sé e l’autosvelamento. La costruzione del Sé nel continuo oscillare, fluire, distruggere, trasformare dati esterni e contenuti interni, ritrova ripetutamente il segno della sua presenza, della definizione del suo confine, il compiacimento del suo esserci nella ES-PRESSIONE, nella traccia manifesta, il Sé si rende progressivamente visibile, nello spazio e nel tempo, a se stesso e agli altri.

E’ un diritto naturale quello di produrre, esprimere-imprimere nell’ambiente, il segno esclusivo dell’affermazione “IO SONO!” “IO SONO IN QUESTO MIO MODO!”, è un diritto naturale che però va riconquistato.

La vitale permeabilità dentro-fuori, la costante pulsazione aperto-chiuso, costituiscono il motore dell’esistenza, garantiscono il senso di pienezza e soddisfacimento quando ci si abbandona al movimento naturale impresso dal loro ritmo.

Altrettanto il semplice fluire può essere interrotto, il delicato confine può essere oltraggiato, deformato da ispessimenti difensivi, frammentato da buchi, da angoscia, da vuoti, vanificato dalla confusione tra un dentro che non si distingue più da un fuori, da una dolorosa assenza di collocazione spazio-temporale, o ancora fiaccato dall’estenuante combattimento con una “piccola grande ombra”.

Il processo artistico attinge alla fantasia, alla ricchezza dell’analogia che consente di vivere “come se”, dando la possibilità di sperimentare personalmente qualcosa di nuovo, o da un nuovo punto di vista guardare una situazione conosciuta immersi in una dimensione spazio-temporale in cui il “severo guardiano del sé” per un momento chiude gli occhi, sta al gioco e ci consente poi di stupirci di essere stati proprio noi ad aver vissuto l’esperienza.

Questo ci offre l’opportunità di assumere un rischio, senza però dover rischiare troppo, con il vantaggio di poter poi trasferire il risultato dell’esperienza alla vita “come è”.

mercoledì 4 maggio 2011

Il Collage complica e chiarisce l’immaginario …..

"Una fetta di tempo ..." - Collage e parole di Gabriella Costa

Il Collage, parola che viene dal francese e significa letteralmente "incollare", è una tecnica utilizzata per opere composte da materiali diversi incollati su un supporto; viene adottata agli inizi del 900’ per la realizzazione di strane opere dette di avanguardia dagli esponenti del cubismo e in particolare da Geoges Braque e da Pablo Picasso, ma viene utilizzata anche dai futuristi italiani circa nello stesso periodo.

E’ una tecnica che si presta benissimo per creare delle opere grafiche interessanti e intricate perché lavorando con forbici e colla c’è la possibilità di ottenere tutto quello che la mente raggiunge; si può lavorare sulla realtà, la si può stropicciare e cercarne un controsenso, si può entrare nel mondo del sogno e veicolarlo, si possono creare personaggi immaginari e riscoprire in sé quella parte giocosa che rende divertente il Fare senza un senso particolare.

Si può incollare, sovrapporre e strappare; si possono inventare sottofondi immaginari e paesi lontani nel tempo, si può giocare con ogni sorta di messaggio.

Quando si sfoglia una rivista , se lo si fa con l’intenzione di cercare qualcosa anche se non nsi ha ben chiaro cosa, ci si predispone ad una sensibilizzazione del pensiero. E’ strano infatti quello che succede, si girano le pagine e non si leggono più gli articoli, ma l’occhio è subito catturato dalle immagini, dai colori, dalle forme, dalle ombre, dalle parole grandi, dalle lettere e da tutti quei personaggi che, seppur famosi, sulle foto perdono la loro personalità e quasi misteriosamente entrano nella storia individuale di ciascuno diventando i protagonisti dei nostri pensieri e delle vicende che si vogliono raccontare.

E’ così infatti che ogni figura che risponde alle caratteristiche del proprio immaginario viene ritagliata e inserita in una nuova storia.

" Lo sguardo" - Collage di Gabriella Costa

Il collage non è solo un lavoro estetico, quando lo si fa non ci sono regole. Le proporzioni non si considerano più: davanti, dietro, sopra,sotto, piccolo e grande è lo stesso. Fa parte del gioco avere la possibilità di infrangere quelle che sono le regole logiche. Si taglia e si incolla tutto ciò che colpisce per un qualsiasi motivo interiore e c’è il permesso di farlo in modo libero.

Il Collage è un medium legato all’immagine, è fatto da tanti pezzi che vengono messi insieme, ma a differenza di un puzzle in cui i tasselli si incastrano tra loro con precisione, non esiste vincolo di sorta e i ritagli possono trovare posto in qualsiasi punto del foglio, secondo la logica che il senso di quel particolare momento suggerisce.

Il foglio bianco diventa lo schermo su cui proiettare i nostri fantasmi, le nostre paure, i nostri ricordi, una sorta di filo d’Arianna che ci conduce attraverso il labirinto del nostro inconscio fino al centro di noi stessi. Esso ci permette di mettere in scena la nostra fiaba interiore accedendo al nostro immaginario lasciando tuttavia intatte le nostre difese. Infatti in arteterapia il Collage è una grossa maschera che rispetta molto le difese di chi lo fa : attraverso una immagine ci si può nascondere e permettere che essa parli in nostra vece.

I Collage tuttavia possono avere un significato molto profondo: a volte si legge chiaramente il senso di un lavoro, ed è questo il bello, si prova un puro piacere a ritagliare e incollare e il senso che muove questi gesti non è sempre da raccontare … Può rimanere interiore, può far bene solo a chi lo esegue senza che ci sia la necessità di comunicarlo. Gli oggetti che si vedono girare tra le pagine dei mensili e dei settimanali a colori, vecchi o più recenti, aiutano i sogni ad emergere dall’inconscio; gli oggetti sono lì a portata di forbici, basta ritagliarli e il semplice gesto di incollarli permette a questi oggetti di essere davanti agli occhi inseriti in una nuova realtà.

" Quella che non sono" - Collage di Gabriella Costa

Attraverso le varie fasi del lavoro: la scelta dell’immagine, la de-struttrazione (taglio o strappo della figura) e la ri-configurazione dello scenario (che fino all’incollaggio può essere riposizionato all’infinito), permette di sperimentare , ri-creare e ri-organizzare nuove e diverse ambientazioni come possibili metafore di situazione di vita.

A volte, invece, il risultato è un’opera con una serie di pezzi incomprensibili, senza senso, allora in quella confusione si può percepire un certo caos di chi ha voluto quel lavoro. In questo caso l’obiettivo può essere quello di fare chiarezza dentro di sè, portando fuori emozioni e sentimenti e permettendo così, di vivere questi stati d’animo come spettatori e non come attori.

Altre volte ancora dietro ad un collage semplice e ridicolo si nascondono verità profonde, frasi ritagliate o messe insieme che prendono un loro senso e veicolano sogni, desideri, ossessioni che in un altro modo potrebbe essere difficile descrivere.

Il Collage rappresenta il desiderio di modificare le cose. Non è solo narrazione di una storia, di un evento è il racconto di quella storia o di quell’evento nel modo più perfetto possibile “come se…” come se fosse possibile viverla in quel modo.

Questa tecnica spesso in un percorso di ArtCounseling rappresenta l’asso nella manica per il Counselor: sfruttando le immagini ritagliate da riviste o le foto, nei momenti in cui la persona non sa cosa fare e manifesta qualche difficoltà a proseguire , questo metodo permette di andare avanti. La persona si trova così in quel momento sollevata dalla decisione di iniziare magari un disegno sul foglio bianco oppure di dover intraprendere un discorso con le parole.

Le riviste che trova da sfogliare lo alleviano per un po’ dal mostrarsi o dall’entrare in sé in un momento in cui c’è la necessità di una pausa. Ciò che apparentemente protegge il cliente alle prese con un collage è il fatto che questa tecnica tiene le emozioni a “distanza”, c’è un coinvolgimento (apparente) minore perché le immagini utilizzate sono come prese in prestito, fatte da altri, già utilizzate in altri contesti. In questo modo ha l’impressione di sentirsi un po’ riparato, non si mette in gioco in prima persona, nonostante le scelga mossa da un pensiero suo o da un’emozione che è scattata e si è collegata a quello che ha visto tra le pagine del giornale.

Il Collage è una tecnica assolutamente adatta a tutti :

  • per gli anziani può essere un modo per legare con un immaginario filo i ricordi sollecitati da immagini oppure da vecchie fotografie
  • per i disabili è una maniera per innalzare la loro autostima creando qualcosa di artisticamente valido
  • per i bambini il tagliare e incollare è uno dei primi “giochi” che li fa sentire artisti in erba
  • per gli adulti con la sindrome del “non so fare nulla” è un approccio che cambia completamente la loro prospettiva del “saper fare”


Concludo sottolineando gli scopi principali di un lavoro attraverso il Collage:

  • Favorire la comunicazione delle proprie emozioni, mantenendo comunque una certa distanza per non farsene travolgere
  • Promuovere l’autoconsapevolezza e l’accettazione di sé
  • Sviluppare la propria identità creativa ed immaginativa


Se tutto questo ha solleticato la tua curiosità perché non vieni a provarlo in un week-end fatto di relax e ben-essere ??? … ti aspetto !!!!


2/3 Luglio – Borgo Babette http://scuolaestivacreativa.blogspot.com/

Il Collage: raccontarsi attraverso le immagini


Per informazioni sui costi ed iscrizione scrivere a gabriellacosta@artcounseling.it