martedì 29 marzo 2011

Il dolore ....

"Il Dolore" - G.Costa gessi su cartoncino


Ho perso la mia mamma esattamente una settimana fa … il dolore è una pozza liquida in cui immergermi, una sorta di liquido amniotico in cui farmi cullare.

I sensi acuiti captano ogni variazione del mio stato ed io osservo come uno spettatore stupito dal finale della rappresentazione.

Il dolore è “una scala a chiocciola” dice Linda Pastan che è necessario scendere e ad ogni giro le staffilate si fanno più intense fino ad arrivare dove è quasi impossibile resistere, mi sembra che la pelle si stacchi e rimangano solo terminazioni nervose che sfrigolano …

Il dolore è una matassa ingarbugliata il cui capo si è perso tra i viticci che aviluppano la mia anima.

Il dolore è un buco nero che aspira ogni tua ragione cozzando contro l’ineluttabile

Il dolore è “lo spezzarsi del guscio” ,dice Gibran, è esporre la tua parte più fragile.

Il dolore ti fa sentire nuda, investita dai venti che soffiano impetuosi , ti alzano in vorticosi mulinelli per poi depositarti esausta nel deserto …..


Il mio dolore è rosso, compatto.

Una particella che vaga nel buio, nero, solido.

I bordi più scuri …. confini che si alzano, contenimento … bisogno di ritiro …

Silenzio che fa rumore ....

Rimpianto ... nostalgia ... malinconia ....

Il centro più chiaro è permeabile, dall’altra parte il vuoto …

Bisogno di una coperta e lacrime che scorrono …

Una grande stanchezza …..

lunedì 14 marzo 2011

Creatività bambina ...



“C’era un bambino che usciva ogni giorno,
e il primo oggetto che osservava, in quello si
trasfondeva,
e quell’oggetto diventava parte di lui per quel giorno o
per parte del giorno
o per molti anni o vasti cicli di anni

I primi lillà divennero parte del bambino
e l’erba e i convolvi bianchi e quelli rossi, e il bianco e
Il rosso trifoglio, e il canto del saltimpalo,
gli agnelli marzolini, la rosea figliata della scrofa, il
vitello e il puledro
la chiassosa nidiata dell’aia o del pantano vicino allo stagno
e i pesci così stranamente sospesi, e il bel liquido strano,
le piante acquatiche dalle graziosi cime piatte: tutto
questo divenne parte di lui.”

Walt Whitman, Foglie d’erba

I versi di Whitman colgono gran parte di ciò che sappiamo sui bambini e la creatività: per loro, la vita stessa è una avventura creativa. Le esplorazioni più elementari compiute dal bambino nel suo mondo sono di per se stesse degli esercizi creativi per risolvere dei problemi. Prima dei tre anni il bambino, nel rapporto con l’ambiente che lo circonda realizza in forma di gioco una grande quantità di esperimenti dai quali ricava dati e leggi del mondo di cui fa parte: intraprende un processo di invenzione di se stesso destinato a durare tutta la vita.

Di fronte ai fenomeni ed ai sentimenti l’atteggiamento del bambino è simile a quello dell’artista: anche lui prova meraviglia, incanto, talvolta dolore.

Quando scopre il segno, il bambino, comincia a raccontare con i primi scarabocchi ciò che conosce del suo mondo; questo linguaggio se viene rispettato nella sua libera evoluzione procede parallelamente con lo sviluppo intellettuale.

Prima ancora di poter dare graficamente una forma a determinati contenuti il bambino è infatti capace di esprimere attraverso il colore, sia la sua capacità discriminativi sia la sua emozionalità.

Giochi inizialmente inconsapevoli di linee e macchie traducono la vivacità dei suoi incontri con il foglio bianco e spesso lo stupiscono dando il via ad una ricerca intenzionale di nuove figure: colori che si sovrappongono l’uno sull’altro, dando vita a nuove tinte in un processo di trasformazione in cui ciò che conta è sempre la sorpresa del nuovo cambiamento e non il prodotto finito.

In generale, se hanno libero accesso ai materiali, i bambini tra i tre e i cinque anni scoprono di poter creare, con relativa facilità, forme e figure semplici. Quindi, si mettono alla prova, inventano creature-girini animate e intraprendono volentieri esplorazioni giocose. E’ quasi magico creare sulla pagina bianca, tirar fuori dal nulla creature e oggetti su cui è possibile esercitare un qualche controllo.

La possibilità di tingere e macchiare, lasciando una indelebile traccia di sé, consente al bambino di esprimersi senza doversi subito subordinare alle richieste dell’altro. In questa prospettiva il bambino che non può tingere e macchiare è un bambino costretto da necessità interiori o da restrizioni esterne ad inibire la propria vitalità.

Inoltre ogni attività “creativa” conferisce ai bambini il potere di fare e disfare, di conoscere l’oggetto e se stessi più intimamente. Il loro coinvolgimento nel “fare arte” è in gran parte diretto all’interiorità: disegnare, dipingere, manipolare sono enunciazioni espressive a proposito di ciò che si conosce, si prova e si vuole capire; è un dialogo con se stessi intrinsecamente affettivo. E’ una attività di problem solving molto spesso pervasa di emozioni intense , non meramente una indagine del mezzo espressivo e dell’abilità necessaria per padroneggiarlo.

Da ciò si evince come il termine creatività abbia assunto negli ultimi anni una importanza pressoché assoluta nell’ambito dei sistemi educativi per l’infanzia poiché è diventata opinione comune che, proprio attraverso l’immaginazione e la fantasia, il bambino possa accrescere la consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda imparando a conoscere meglio se stesso e gli altri.

E’, infatti, nell’ambito delle attività creative che al bambino viene chiesto di impossessarsi del patrimonio culturale che gli viene offerto interpretandolo e rielaborandolo secondo la propria esperienza personale e le proprie inclinazioni, contribuendo, in questo modo, a reinventarlo.

Partendo da questo presupposto, è facile intuire come lo sviluppo delle doti creative non metta in gioco solo fantasia e immaginazione, ma una vasta gamma di facoltà (senso critico, intuizione, rielaborazione attiva dei dati forniti, capacità di esprimere un giudizio e di prendere le distanze dalla realtà) indispensabili per la crescita “sana” del bambino.

Se, quindi, esiste una educazione alla creatività che va impartita e coltivata giorno dopo giorno, è necessario e fondamentale che essa passi attraverso il gioco e la dimensione ludica, per non trasformarsi in uno dei tanti doveri/obblighi verso cui il bambino viene quotidianamente indirizzato e perdere, così, la sua valenza.

A volte la produzione dei bambini, non soddisfacendo i canoni dell’arte classica, ma rispecchiando i canoni dell’arte infantile, risulta indecifrabile se non addirittura insignificante agli occhi di un adulto troppo preso a capire invece che a condividere. Invece l’esperienza del “macchiare”, in senso concreto, richiede che qualcuno sia lì a vedere, ma solo a vedere senza interferire nel suo lavoro, una sorta di “servitore” (=> vedi la teoria di Arno Stern e il metodo del “Closlieau” – luogo protetto http://www.arnostern.com/it/biografia.htm) che riconosce la presenza dell’autore senza conferire significato particolare alla sua opera.

Tutti i bambini del mondo nella loro libera ricerca grafica inventano soluzioni tecniche per ogni problema secondo la loro logica. Faccio un esempio: il bambino sa che la terra è giù e che il cielo è in alto, per cui disegna la striscia di terra giù e la striscia del cielo in alto. In mezzo c’è il vuoto finchè viene il momento in cui la sua ricerca porta il bambino a riempirlo, individuando l’orizzonte, disegnando ciò che è vicino come grande e ciò che è lontano come piccolo, ma non tiene conto delle proporzioni, dei chiaroscuri, della prospettiva; molto spesso i colori naturali sono sbagliati ma usati in funzione emozionale, c’è la scoperta della pittura dei sentimenti, non figurativa, in cui il foglio di carta diventa lo specchio delle sue emozioni.

perché in quei momenti il colore per il bambino non è ancora legato consapevolmente ad un contenuto da esprimere ma ad una modalità di essere presenti nel mondo.
Dice Rudolf Arnheim “…… le immagini della realtà possono essere valide anche se sono assai discoste da ogni somiglianza realistica….” (Arte e Percezione Visiva ed Feltrinelli).


Molti grandi artisti hanno imparato dai bambini che sono stati: Picasso dopo una vita di ricerca, è tornato a dipingere come faceva da piccolo; Chagall disegnava i sogni e se dovessimo valutarlo criticamente secondo i canoni dell’arte classica non riusciremmo ad apprezzarlo e come lui Mirò, Kandinskji e tutta l’arte moderna che è una rottura degli schemi dell’arte classica.

La capacità di particolari abilità grafiche viene acquisita dai bambini attraverso la ripetizione, ciò significa esercitarsi passo per passo senza preoccupazione di ottenere dei risultati.
La ripetizione non serve solo a perfezionale le abilità, ma permette anche al bambino di sentire l’attività come qualcosa di suo, che gli appartiene, che è parte di lui. Alla lunga al fine della creatività questo può essere più importante della semplice padronanza della tecnica, perché mette il bambino in condizione di innamorarsi di quello che sta facendo.

L’esercizio riuscito sviluppa la fiducia ed aiuta a credere in se stessi, i bambini in cui questa convinzione vacilla sono timidi, hanno poca fiducia nelle proprie capacità di avere successo, sono spaventati dal nuovo e dal rischio.

Al contrario mettere in allerta tutti i suoi sensi, aguzzare la sua attenzione, renderlo partecipe e, soprattutto, artefice delle cose che lo circondano, stimolare giorno dopo giorno la sua naturale propensione all’immaginazione e alla fantasia, porta il bambino ad aver fiducia nel proprio potenziale creativo. Inoltre un bambino fantasioso, in grado di immaginare e progettare ciò che ancora non esiste, di vedere oltre l’apparenza sarà un adulto attento e attivo mentalmente, capace di uscire dagli schemi in qualsiasi momento pur di ricercare la verità più profonda delle cose.

D’altra parte va ricordato che la fiducia in se stessi è alimentata anche dalla sensazione, percepita dal bambino, che gli adulti rispettino la sua abilità. Le critiche costanti o la continua indifferenza verso i risultati conseguiti possono minare, anche nel bambino più capace, la fiducia in se stesso.

La creatività fiorisce quando le cose sono fatte per il piacere di farle. Se i bambini sono impegnati nell’apprendimento di una forma creativa, riuscire a conservare il loro entusiasmo ha la stessa importanza, anzi è forse ancora più importante, del chiarimento degli aspetti tecnici.

Ciò che conta è il piacere non la perfezione!

Nella vita, le pressioni psicologiche che inibiscono la creatività dei bambini non tardano a manifestarsi. La maggior parte dei bambini in età prescolare anche quelli di prima elementare amano andare a scuola, sono entusiasti all’idea di esplorare e imparare; ma quando arrivano alla terza o quarta elementare il loro entusiasmo scema e molti di loro non traggono più alcun piacere dalla loro creatività.
Si sono messi in moto i “killer della creatività” cioè quei meccanismi attuati dagli adulti nel processo educativo e sentiti dai bambini come freno per dar libero sfogo alle proprie emozioni:

  • Sorveglianza è significa incombere sui bambini facendo sentir loro che sono costantemente controllati mentre lavorano. Questa continua osservazione crea nel bambino una stati del suo flusso creativo, una impotenza ad arrischiare qualcosa di nuovo.
  • Valutazione è significa infondere una eccessiva preoccupazione del giudizio altrui. I bambini dovrebbero preoccuparsi principalmente di essere soddisfatti del risultato raggiunto e del piacere che provano durante il processo creativo senza concentrarsi sul modo in cui saranno valutati dagli adulti o dai propri compagni
  • Competizione è significa mettere i bambini in una situazione senza vie di uscita, o si vince o si perde, e solo una persona può arrivare al vertice. Ogni bambino, invece, dovrebbe essere lasciato progredire secondo il proprio ritmo, tenendo conto che ogni bambino è un essere unico.
  • Eccessivo controllo è consiste nel dire ai bambini esattamente come devono fare una determinata cosa, nel campo dell’arte come devono disegnare una determinata immagine e quali colori devono usare. Questo atteggiamento induce i bambini a credere che ogni originalità sia un errore e ogni esplorazione una perdita di tempo

Ed in ultimo ma forse come importanza nell’assopirsi della creatività il primo, il Tempo. Se la motivazione intrinseca è un fattore chiave della creatività di un bambino, l’elemento cruciale per coltivarla è il tempo e uno dei maggiori crimini educativi che i genitori e la scuola commettono contro la creatività dei bambini consiste proprio nel privarli di questo tempo.

Rispetto agli adulti, i bambini entrano più spontaneamente in quello stato creativo per eccellenza chiamato “flusso”, nel quale il totale assorbimento può generare il massimo del piacere e della creatività. Nel processo del dipingere è come se il foglio, il colore, i gesti del bambino e le immagini che ne risultano costituissero una totalità. Nel flusso il tempo non conta: c’è solo un presente atemporale. Esso è uno stato più confortevole per i bambini che per gli adulti, dal momento che questi ultimi sono più consapevoli dello scorrere del tempo.

Promuovere la capacità creativa equivale, quindi, promuovere nel bambino la consapevolezza del suo modo di essere."

Ogni costruzione della nostra mente è possibile solo a partire dalla nostra esperienza passata e quanto più questa è stata ricca di stimoli, tanto più feconda sarà la nostra capacità presente di immaginare. Il cerchio si chiude quando, sulla base di questi stimoli forniti dalla realtà, siamo capaci di creare qualcosa di nuovo, che si concretizza in una produzione, sia essa di carattere letterario o artistico, come pure di carattere tecnico o scientifico.

Da qui l'importanza di fornire al bambino, fin dalla più tenera età, stimoli di diversa natura, per arricchire di elementi la sua esperienza e offrirgli, in tal modo, maggiori possibilità di crescita.

Educare alla creatività significa, educare i bambini ad aver fiducia nelle proprie capacità personali, aiutandoli a rafforzare la fiducia in se stessi e a rifuggire da soluzioni povere e rigide. Significa, inoltre, educarli a “pensare con la propria testa”, per creare individui liberi e autonomi.

E’ così l’educazione alla creatività diventa anche e soprattutto educazione alla libertà.



________________________________

Per approfondire:


Claire Golomb - L’arte dei bambini - Ed. Raffaello Cortina

Aa Vv - Creativi a scuola. Oltre l’apprendimento inerte – Ed.FrancoAngeli
Singer D. Singer J. – Nel regno del possibile, Il gioco infantile, creatività e sviluppo dell’immaginazione. Ed. Giunti

G.Rodari – La grammatica della fantasia – Ed. Einaudi

A.Carotenuto – La strategia di Peter Pan – Ed. Bompiani

Lawrence E.Shapiro – Il linguaggio segreto dei bambini – Ed.Fabbri

M.Di Renzo, I.E.Nastasi – Il movimento disegna – Ed. Magi

M.G.Cocconi, L.Salzillo, A.Zanolli – Il bambino creatore – Ed. FrancoAngeli

B.Munari – Fantasia – Ed. Laterza

domenica 13 marzo 2011

ArteTerapia un modo per ri-crearsi la vita

Edward Munch - "The Sun" - 1912


“ La mia arte è in realtà una confessione

Fatta spontaneamente, un tentativo di chiarire

A me stesso in che relazione sto con la vita. Fondamentale

Una specie di egoismo, ma non perdo la speranza che

Grazie ad essa riuscirò ad aiutare altri a vedere più chiaro …”

Edward Munch

___________________________________________________________

Il foglio è una “zona franca”, dove è possibile sperimentare nuovi atteggiamenti e consentire che qualcosa si modifichi attraverso i colori e le forme che si trasformano.

L’arte “crea una zona di vita simbolica” che permette di esprimere emozioni e idee, far emergere i contrasti e le difficoltà della quotidianità, dimostrare la capacità della persona di “trascendere il conflitto e di creare ordine nel caos, ed infine, di dare piacere” (Edith Kramer)

Il fondamento dell’ArteTerapia è lo sviluppo di un’originalità creativa che esprima “una pulsione fondamentale dello psichismo umano, una pulsione dispensatrice di vita” (Neumann)

La creatività permette di avere uno sguardo personale sulla realtà esterna, di colorare il mondo con la propria originalità. Essa è un continuo fenomeno di trasformazione e cambiamento; attingendo a rappresentazioni, simboli, evocazioni ed eventi, che sono patrimonio sia individuale che collettivo, permette una sintesi personalizzata e originale.


"I miei quadri sono i miei diari" E.Munch




giovedì 10 marzo 2011

Nel Blu ....



“Infinito non è un’idea,
ma uno sforzo verso quell’idea”
E.A.Poe


Fino a quando esisteranno, gli uomini percepiranno se stessi e il loro mondo come avvolti dal blu del cielo; essi innalzeranno lo sguardo dalla terra verso le altezze e profondità del cielo, verso un infinito che paradossalmente sembra coprire come una volta celeste la terra,facendola quasi apparire come sotto una campana. In virtù di questo sentire il Blu può trasmettere da un lato una sensazione di illimitatezza, dall’altro un senso di protezione; addirittura questo vissuto di “abbraccio” del cielo può aumentare di intensità fino a sconfinare nell’esperienza del trascendente percepita dal punto di vista religioso.

L’associazione più frequente, dopo quella fra Blu e cielo, è quella fra Blu e mare. Lo stesso Jung ha scritto:” Noi supponiamo che il Blu, in quanto verticale, significhi altitudine e profondità (il cielo azzurro in alto, il mare azzurro in basso)”

Da questo si potrebbe dire che l’effetto psicologico del Blu si basa sull’esperienza che gli uomini ne possono fare attraverso la trasparenza luminosa del cielo e la sconfinatezza e la profondità dell’acqua.

L’ampiezza e l’illimitatezza del cielo e dei mari rendono il Blu anche il colore della nostalgia, del navigare e del volare, del desiderio per lo straordinario a volte irraggiungibile. Come colore delle profondità marine, è anche collegato all’inconscio, alla profondità della propria anima.

E’ il colore che ci aiuta a trovare il centro di noi stessi. Secondo la mitologia Zeus trovava la sua collocazione e il suo centro nella lotta tra Cielo e Terra poggiando sicuro i piedi sulla pietra azzurra.

E se il Blu è il colore del mare, è pure il colore della madre visto lo stretto valore simbolico che intercorre fra acqua e madre. Nella nostra tradizione culturale l’immagine più diffusa in cui convergono i temi simbolici del blu e quelli della madre è la Madonna il cui manto viene dipinto in una gradazione particolare di azzurro detta “Blu madonna”.

Il Blu è il colore del sentire e per Luscher esprime il modo in cui ci si dedica sentimentalmente agli altri e le diverse gradazioni rappresentano i diversi atteggiamenti in campo affettivo che vanno dalla dedizione del Blu scuro, a un’affettività più fredda e distaccata del turchese, passando per l’entusiasmo e la profondità sentimentale del blu-rosso.

La tonalità emotiva di fondo di questo colore è la calma e la quiete e non è probabilmente un caso che “sereno” sia attribuito tanto dello stato d’animo che del cielo, così come “quieto” è appropriato sia per lo stato emotivo che per lo stato del mare.

La serenità del Blu tuttavia non è assenza di vitalità esso presenta un movimento emozionale che tende verso l’interno; attira l’osservatore verso di sé, verso la propria anima componendo le contrapposizioni in uno stato di armonia e appagamento.

I vissuti di quiete e di intimità sono caratteristici della relazione affettiva; sempre secondo Luscher il Blu è il colore del legame affettivo di cui quello materno è il modello ideale.

Il colore azzurro dell’acqua ci rimanda al nostro primo vissuto di acqua quando sperimentammo la fusione con il “tutto” materno e al conseguente sentimento di appartenenza, abbandono e serenità appagata dall’unione. Da ciò deriva un’altra caratteristica del Blu come colore che fa affiorare il legame con i mondi del passato, da cui colore della regressione e della nostalgia.

Questo ci introduce nel lato ombra del Blu che si esprime quando la sua delicata affettività vira verso quelle tonalità buie, tristi e lacrimose caratterizzanti lo stato depressivo.

Il Blu infatti simboleggia anche le tenebre. Come il giallo porta sempre con sé una luce, il Blu porta sempre con sé qualcosa di oscuro. Nel Blu c’è sempre qualcosa che si contrae, come avviene per la depressione: c’è una esclusione dal mondo esterno e uno smarrirsi nella solitudine.

“Colore-ponte fra terra e cielo e fra terra e mare, il Blu collega l’uomo con le altezze ineffabili dei cieli e con le profondità abissali della propria anima; ne interpreta il desiderio acuto di ricongiunzione, sia quando è nostalgia dolcissima di fusione, sia quando è anelito tristissimo di dissoluzione” (Il Simbolismo dei colori – C.Widmann)

mercoledì 9 marzo 2011

Il Corpo delle Meraviglie ....



Con questo post vorrei invitarvi ad un viaggio di esplorazione e sperimentazione artistica attraverso le vie del proprio corpo.

Cosa c’è infatti di più stupefacente del corpo umano: perfetto ingranaggio di testa, cuore e viscere.

Il corpo è come un sentiero, percorrendolo lungo arterie e vene si possono scoprire una mappa di organi “le case del sentire”, che sono la fonte del proprio essere, il motore della nostra vita.

Il mio corpo è come una spugna, assorbe tutto ciò che lo circonda e con questo nutre le mie parti più profonde e nascoste.

Ho provato a trovare e segnare sul mio corpo le tracce della mia vita e ho scoperto:

i miei occhi... sfere di vetro, mulini dell’anima..

le mie orecchie... ali del sentire, raccoglitori e diffusori del suono per sentire e per sentirsi....

il mio naso... che cattura gli odori che il corpo attrae...

la mia bocca... come sorgente di parole,come passaggio verso l’interno, come pozzo di profondità....

il mio cervello... luogo dei pensieri evocatore di memorie....

il mio cuore... un alveare per far nascere l’amore ....

il mio utero... tabù nella testa, giardino segreto dove tutto quello che vive nel cuore viene trasformato in azione.....

le mie mani... strumenti delle emozioni che si aprono come ventagli verso le cose....

i miei piedi... radici del corpo che corrono insieme.....

Vi suggerisco ora, rimanendo avviluppati in questo stato di incantamento, di andare alla ricerca delle vostre “case del sentire”, quegli organi che rappresentano l’origine e lo sviluppo delle vostre emozioni per costruire una mappa del vostro corpo dove segni e disegni diventino espressioni di una anatomia emotiva.....


  • Scegli un luogo tranquillo
  • Sdraiati su un grande foglio bianco
  • Fai segnare a qualcuno di cui ti “fidi” la sagoma del tuo corpo
  • Ascoltati.......
  • Cerca di sentire da che parte del tuo corpo provengono le tue emozioni
  • Individua le “case del sentire”....
  • Immagina la forma, il colore, la consistenza di questi organi....
  • Apri gli occhi e disegna, oppure aiutandoti con immagini prese dai giornali fai un collage.....
  • Aggiungi parole.... colori.... piccoli oggetti della tua vita....


Ora alzati e guardati dall’alto, come se sorvolassi un territorio sconosciuto, soffermati su ogni luogo,e senti..... lascia che le tue emozioni fluiscano.. diventa quel luogo.....sei tu.... meravigliosamente unica.....