venerdì 15 aprile 2011

La pratica dell’Arteterapia: strumenti e metodo

Collage di Angela I.


“…. Il linguaggio dell’arte può accogliere, trasformare, e rendere intellegibile l’esperienza sorgiva, il caos emotivo originario e inconsapevole da cui ogni volta sorge il Nuovo …” F.Petrella

Come più volte ripetuto in vari post l’Arteterapia offre all’utente l’opportunità di fare scoperte e prendere decisioni in modo creativo in un setting protetto: l’ArtCounselor funge da guida e facilitatore, mentre il cliente è libero di giocare e sperimentare con i vari materiali.

Talvolta il processo creativo può essere rilassante e “terapeutico” in se stesso; altre volte può essere più soddisfacente per l’utente e l’operatore guardare insieme il prodotto finito e rileggere il processo attuato per realizzarlo.

Pensieri e desideri possono emergere durante la creazione ed essere trasferiti negli oggetti artistici, anche quando qualcosa non è ancora chiaramente presente a livello di coscienza; se durante la verbalizzazione i lavori artistici assumono significati particolari o li cambiano, la conoscenza e l’introspezione che ne possono derivare sono un vantaggio in più per una maggiore consapevolezza.

Quando è necessario l’operatore può suggerire i temi su cui lavorare, ma sono le necessità spontanee del cliente che di solito influenzano il corso di un incontro.

L’Arteterapia prevede l’uso di molteplici materiali, buona parte dei quali solitamente utilizzati per le arti figurative. La creatività e la sensibilità del conduttore guidano il percorso del cliente, il quale, invece, è attivamente impegnato nel processo creativo e nella discussione sul significato del prodotto, sulle ragioni per cui ha creato tale prodotto e sul metodo seguito per realizzarlo. Inoltre se il cliente decide di correre il rischio di usare materiali artistici che non gli sono familiari, il controllo e le resistenze possono diminuire e spesso la sorpresa ed il senso di soddisfazione incoraggiano nuove scoperte e risposte a domande interiori.

Allo stesso modo se il cliente ha creato diversi lavori simili tra loro bisogna cercare di stimolarlo a creare qualcosa di diverso: chiedergli di aggiungere nuovi elementi o proporgli di utilizzare altre tecniche per eseguire lo stesso prodotto.

Naturalmente la necessità di ripetere lo stesso soggetto può indicare che questo ha un significato importante per il cliente e va quindi esplorata tale eventualità, sempre tenendo presenti le difese, le resistenze ed i tempi evolutivi. Creare qualcosa di nuovo può portare in superficie materiale represso, rimosso o, al contrario, collegato con quanto precedentemente ripetuto molte volte.

E’ importante tener presente sempre che l’ArtCounselor non deve porre l’enfasi sulla bellezza e sullo stile dei lavori prodotti; in generale ciò che conta è il processo di realizzazione e l’effetto psico-emotivo e corporeo che si attua nel cliente durante il processo creativo.

Se durante il processo creativo si liberano forti emozioni come pianto o rabbia, non bisogna averne paura; al contrario si tratta di momenti preziosi, catartici che l’ArtCounselor può utilizzare per ampliare nel cliente la consapevolezza del suo sentire.

Il conduttore, infatti, ha il compito di facilitare l’esplorazione del materiale difficile o doloroso costruendo con il cliente un’elaborazione ed una presa di coscienza dell’esperienza angosciante. In questo modo questa può trasformarsi per entrambi in un momento positivo di crescita, nel processo di individuazione verso un cambiamento ed una graduale risoluzione delle problematiche esistenti.

Spesso sono proprio questi momenti condivisi che aiutano a costruire “l’alleanza terapeutica” fattore basilare per ottenere dei cambiamenti.

I sentimenti di dolore e di gioia, tra sicurezza/contenimento e stimolo/sfida, danno senso al processo terapeutico, così come anche nella vita di ognuno.

Nel setting di Arteterapia ogni gesto acquista un significato profondo, che venga consapevolizzato dal cliente o introiettato inconsciamente. Porgere qualcosa che l’utente sta cercando viene solitamente vissuto come aiuto, facilitazione , sostegno, affetto; ma è altrettanto importante non prevenirlo, al fine di non sostituirsi a lui; così facendo si rischia di togliergli la possibilità di sperimentare la propria creatività e la propria autonomia di scelta.

Il Counselor deve essere un facilitatore che accompagna con discrezione … dunque

FARE PER ESSERE E SAPER FARE PER IMPARARE AD ESSERE!!!!


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Liberamente tratto da:

E.Giusti – I.Piombo

Arteterapie e Counseling Espressivo

Ed.ASPIC

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