In
ogni esplorazione artistica e creativa, i mezzi operativi sono un dato
fondamentale. Nel campo pittorico, l’utilizzo delle diverse tipologie di colori
infonde al gesto creativo specifiche potenzialità energetiche oltre che
tecniche.
La
scelta del materiale utilizzato consente, poi,
a sua volta importanti considerazioni.
In
un setting di ArtCounseling questa scelta va lasciata al cliente, a meno che
sussistano importanti motivi che giustifichino la decisioni di offrirgli un
determinato stimolo. La libera scelta
ha, infatti, un rilevante significato legato alla personalità del cliente o al
disagio che sta attraversando in quel momento e ci può dare importanti
indicazioni su come procedere nel lavoro.
Non
è assolutamente indifferente se qualcuno utilizza i pastelli oppure le cere o i
gessi, le tempere, i colori digitali o l’acquerello. Sulla base delle
esperienze, dove naturalmente le eccezioni confermano la regola, si può dire
che, in genere, la scelta del materiale utilizzato per la rappresentazione è
pilotata dall’inconscio e, proprio in quanto non è casuale, merita
un’attenzione particolare.
Se
qualcuno è tagliato fuori dai suoi ambiti emozionali, si può dire che vive
esclusivamente “nella sua testa”, e quindi probabilmente eviterà i colori
orientandosi spontaneamente verso la matita.
Il
disegno eseguito con la matita su u foglio può essere facilmente cancellato, è
quindi poco impegnativo. Prima di tutto il segno può essere tracciato in modo
pallido e sottile sul foglio; inoltre, anche se con la matita si possono
realizzare delle ombreggiature, il suo carattere resta tuttavia, sempre quello
del tratto, che ben si presta a contenere qualcosa nei suoi contorni. Da cui
possiamo dire che la matita esprime in genere una qualità astratta,
teorizzante, è grigia o, in ogni caso, nerastra.
Per
poter comunicare con la matita un’emozione profonda è necessario possedere una
capacità artistica superiore alla media, oppure una carica di energia che lasci
un segno nel disegno, definendolo, il che, come le persone che preferiscono
questo mezzo, nella maggior parte dei casi è reso impossibile a causa di
ristagni e blocchi emotivi.
In
realtà, la parsimonia con la quale questi individui delineano soltanto i
contorni delle cose non origina da una volontà di ridurre tutto all’essenziale,
bensì da un “non poter dare” o “non voler dare”, da una paura che trattiene
l’azione e che limita il darsi e l’impegnarsi.
Se
si utilizza una matita colorata, è
chiaro che le linee sono colorate e quindi anche più intrise di emozioni.
Tuttavia questo sentimento è piuttosto rigido e freddo. Il colore dei pastelli
è secco e duro, il tratto è sottile, la mescolanza delle tinte è problematica:
solo l’applicazione ripetuta riesce a scaldare e ad amalgamare i colori.
Passiamo
ai pastelli a cera , essi vengono
stesi sul foglio con stratificazioni che formano una patina secca, compatta e
variamente lucida. I colori non si mescolano con facilità; le sfumature,
spesso, sono imprecise e mostrano una certa rigidità. L’applicazione dei
pastelli a cera richiede forza e intensità, cosa che ben asseconda la loro
caratteristica catartica e liberatoria. Essi sono particolarmente apprezzati
dai bambini, che li utilizzano per sfogare, istintivamente, tensioni e
conflitti. Il tratto è approssimativo e schematico, e proprio questa
impossibilità di definizione consente l’esplorazione dei contenuti emotivi
senza l’intervento critico della mente. Le tinte generalmente forti e
imperative.
L’utilizzo
dei gessi e dei pastelli a olio, al contrario,
consente di esprimere sentimenti saturi, morbidi, densi. Essi sono mezzi che
scorrono sul foglio con facilità, unendosi volentieri gli uni agli altri. La
loro stesura è confortevole, il tratto è indefinibile ed emozionante. Ci
aiutano a prendere coscienza delle profondità delle nostre emozioni,
favoriscono la distensione e fluidificano il piano emotivo facendoci riflettere
sull’effettiva disponibilità che abbiamo verso noi stessi. Lavorando con questo
tipo di colori, si entra facilmente in uno spazio di intimità, in cui possiamo
comprendere la vera natura dei nostri bisogni, trovando la necessaria
morbidezza per viverli con intensità.
Con
le tempere introduciamo un medium
tra noi e il foglio: il pennello. Quando usiamo dei pastelli, di qualsiasi tipo
essi siano, abbiamo il colore in mano e agiamo direttamente in modo istintivo.
Invece, quando usiamo il pennello, solo la punta è imbevuta nel colore, e vi è
comunque una distanza dalla mano. Questa distanza ci rende virtualmente
testimoni e responsabili dell’azione. Tenendo il pennello in mano,
improvvisamente diventiamo coscienti che l’opera richiede l’intima volontà di
crearla, la piena responsabilità e ispirazione in ogni atto. Le tempere hanno
una loro sobrietà, sono duttili e vigorose usandole possiamo imparare a
prenderci la responsabilità delle nostre azioni e del nostro destino,
affinandoci nel trovare soluzioni inaspettate e nuovi percorsi.
Il
lavoro con gli acquerelli consente
di lasciar trasparire le nuance più nascoste dell’animo. Negli acquerelli l’acqua
è maestra, essa è materia misteriosa, fluida e incolore e rappresenta l’invisibile
flusso della vita che scorre in ogni cosa.
Nella
pittura ad acquerello è propriamente l’acqua che la fa da padrona: prendendo il
colore muove la propria danza, tracciando fluorescenze cromatiche e
imprevedibili incantesimi. Con questo strumento è difficile imporre la propria
volontà bensì è necessario imparare ad assecondarlo e a sedurlo. Chi è abituato a forzare la
direzione della sua vita (con l’amara delusione che spesso ne deriva) ha molto
da imparare dall’acquerello. Esso insegna il “lasciarsi andare” che non
significa passività, ma una preziosa qualità di rilassata presenza, colma di
attenzione e comprensione.
Mentre
i colori ad acqua sono utili per lasciarsi fluire svelando i luoghi più
delicati e impalpabili della nostra anima, i colori ad olio sono fortemente corporei, ricchi di sostanze e
capaci di spessore. Con essi si può rappresentare tutto e tutto rimescolare.
Asciugano lentamente e sono difficili da maneggiare. Hanno personalità forti e
diverse, che a volte si amano e a volte si combattono sulla tela, così come
accade nel gioco della vita. Il lavoro che impasta e stende i colori ad olio,
scende in profondità nelle emozioni; in qualche modo il colore ad olio assorbe
e contagia con una sorta di osmosi creativa che fa essere un tutt’uno con l’opera.
E
per ultimo vediamo i colori acrilici;
la pittura con questo tipo di colori è la più “asciutta” tra quelle a pennello.
La stesura dei colori risulta omogenea e compatta. Ogni tinta ha la facoltà di
ricoprire, è una pittura che è capace di razionalità e di precisione
descrittiva. Proprio in questa sua nitidezza si esprime una forte spinta alla
sintesi, un voler vedere chiaro. I colori acrilici si sposano bene al gesto
volitivo che scaturisce dal processo di individuazione, capace di affermare o
di negare ma forse non acora pronto a
emozioni profonde in cui lasciare che l’Io si diluisca nello stupore.
Molto interessante questo articolo, le caratteristiche descritte sulle varie tecniche di pittura corrispondono perfettamente ai lati della personiltà dell'artista che le utilizza.
RispondiEliminaCiao Gabriella