L'arte è invenzione, creatività, rottura degli schemi. La follia è ripetizione, fissazione, terrore di vivere, a volte violenza.Arte e follia non sono una coppia, possono qualche volta farsi compagnia ma non c'è un rapporto preferenziale fra loro. L'arte è un evento spesso piacevole e interessante mentre la follia è una condizione di vita difficile e dolorosa.
In questo contesto do al termine "Follia" uno statuto clinico, la definisco come patologia nella quale l'individuo è imprigionato dal suo stesso modo di pensare e di agire. Tutti gli individui che hanno una forte immaginazione e lavorano molto con la fantasia possono effettivamente creare opere nell'ampio contenitore delle arti, la storia delle arti visive e letterarie conosce parecchie persone che hanno raggiunto una grandezza e un riconoscimento, magari postumo, universale. Sono individui che riescono in qualche modo ad organizzare la loro dimensione immaginativa, le loro proiezioni deliranti e a costruire un'opera che pacifica, rappresentando la loro follia rendendola più tollerabile.
L'arteterapia
è un'esperienza che pone al centro della sua pratica il fenomeno espressivo. Le
emozioni e gli affetti vengono veicolati sulla tela attraverso l'azione delle
nostre mani e tali azioni oltre a liberare e a diminuire i nostri grovigli
emotivi interiori promuovono un vero e proprio discorso simbolico in cui noi ci
rappresentiamo. Questa è' una tecnica molto utile e funzionale nella cura delle
psicosi e dei disturbi di personalità dell'età adulta.
Quando
si parla di arte terapia in psichiatria si parla di una disciplina interna
all'area di cura riabilitativa. Riabilitazione nel significato di “rianimazione”
ossia ricominciare a pensare, fare circolare nuovamente dei pensieri per ricostituire
un'anima.
L’arteterapia,
esattamente come l'arte rende visibile ciò che non lo è, rende visibile quel
che non è visibile e dà forma a quel contenuto interno, nella sua dimensione
emotiva e affettiva.
Qual'è
la dimensione di un contenuto affettivo ed emotivo? Può essere corporea,
somatica, sono emozionato e sudo oppure ho le palpitazioni. C’è un effetto
somatico che riguarda il corpo che non dice nulla però dell'emozione che provo.
Sudo, ho il cuore che scoppia, a quale emozione si riferisce? Paura, gioia,
dolore, rabbia, amore, etc. Bisogna provare a dare un nome, a nominare e a
definire le emozioni che il mio corpo rappresenta cosi bene.
Nella
misura in cui indico con la parola qualcosa che percepisco, definisco una
connotazione che è per certi aspetti è un fermo immagine. Il fermo immagine è
una dimensione di forma simbolica, è una simbolizzazione.
Nelle
psicosi gravi come possono esserlo le schizofrenie, le rappresentazioni pittoriche,
scultoree, grafiche non sono delle rappresentazioni di qualcosa come invece
possono esserlo per noi.
Per
il soggetto schizofrenico che configura visivamente questa cosa, la cosa non è
una rappresentazione di se stesso ma è lui stesso. In questo essere la cosa che
fa' sul foglio riesce a visualizzare per la prima volta se stesso come in una
sorta di specchio. L'altra fondamentale caratteristica della forma visiva è che
oltre a vederla posso toccarla con le mie mani perché è una forma
tangibile che ha uno spazio fisico sul foglio.
È una
forma in cui il “paziente” per la prima volta riesce a vedere qualcosa di se
stesso perché comincia a esserci una minima relazione con l'arteterapeuta, che
è accanto a lui.
Il
“paziente” può così cominciare ad amare qualcosa che vede estraneo ed esterno a
lui attraverso l’apprezzamento e la considerazione dell’arteterapeuta che
riconosce, considera, apprezza e tocca la forma dell'oggetto raffigurato.
Ciò
che avviene è la stessa cosa che accade a un bambino piccolo che vede qualcosa
all’esterno della propria forma corporea e comincia a visualizzare e a toccare,
realizzandolo come oggetto solo se qualcun altro lo riconosce come tale,
amandolo e apprezzandolo o al limite anche rifiutandolo. Diventa un oggetto
buono o cattivo, bello o brutto, amichevole o nemico, a seconda che l'altro lo
indichi favorevolmente o meno. Lui ascolta, sente se c’è un legame di fiducia
con l’altro, a poco a poco inizia il processo esperienziale di incontrare un
altro e attraverso l'altro comincia ad avere qualche considerazione di se
stesso.
Questo
è il lento processo che avviene in un lavoro di arteterapia con la schizofrenia.
Essere
schizofrenici vuol dire non esserci, non esserci su un piano della
comunicazione verbale, vuol dire non avere una propria definizione del proprio
corpo. Il proprio corpo può essere vissuto in una dimensione persecutoria. Ci
possono essere rappresentazioni immaginifiche dello stomaco o delle parti del
corpo che parlano che non vengono concepite più come organi interni ma come
delle forme estranee alla persona.
Altri
tratti della schizofrenia sono le allucinazioni visive e uditive, una chiusura
sempre più ermetica della persona e un comportamento ripetitivo come fumare 100
sigarette al giorno e ingurgitare caffè con modalità compulsive.
La
follia è una grande normalità delirante, la follia è fissazione, coazione,
disperazione silenziosa e chiassosa.
Quando
abbiamo a che fare con la disintegrazione, abbiamo a che fare con una persona
che non si considera persona perché non si percepisce come tale, il fatto di
disegnare e di rappresentare una forma sulla tela significa che io riesco a
sentirmi io e a avere una minima percezione di me mediante la forma che ho rappresentato
sulla tela e se questa forma viene riconosciuta, 'amata', posso reintegrarla
come amore di me. Posso cominciare a volermi bene attraverso questa forma.
Molto semplicemente è la costruzione di quel fondo originario che è il nucleo
narcisistico primario che un individuo dovrebbe 'avere con sé' fin dalla
sua nascita. Questo nucleo narcisistico è un'eredità biologica, organica, e
culturale,psichica, della famiglia di appartenenza, madri, padri, nonni, etc.
concorrono a costruire quello spazio di accoglienza e di vita che è il
principale nutrimento per dare esistenza alla persona...non si vive di solo
pane ma anche di qualcosa d'altro, nonostante il nutrimento biologico sia
fondamentale. Posso finalmente sentirmi 'cosa buona' e quindi in prospettiva
cominciare a volermi bene, a difendermi per proteggermi, a vivere.
Nella
psicosi questo nucleo narcisistico è bucherellato o molto raffazzonato.
Il canale visivo è dunque in questi casi fondamentale perché ha una maggiore
capacità di comunicazione rispetto a quello verbale in quanto costruisce
forme che possono dare avvio a un processo di simbolizzazione nella
persona.
Si
fa arte quando ci si libera da stessi e dalla propria condizione di sapere quel
che siamo. L’arte è una grande elaborazione della nostra vita interiore.
“ Ciò che a mio avviso l'uomo vuole di generazione in generazione è reinventare i modi nei quali l'apparenza può essere prodotta e riportata sul suo sistema nervoso più violentemente, più immediatamente di quanto sia stato fatto in precedenza perché ciò è già diventato una soluzione assorbita. Così ogni generazione deve reinventare l'apparenza”. F.Bacon
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Liberamente
tratto da:
http://www.disturbipsichici.it/arte-e-follia Dott. Giovanni Castaldi
tutte le immagini sono lavori di Gi.Bi tratte da: http://www.disturbipsichici.it/categorie-di-arte-e-follia-gg/52-arteterapia/334-sperimentando-larteterapia-gibi
Alcuni studiosi sostengono che la malattia mentale sia in grado di favorire la creatività osservando come, in taluni casi, produca associazioni di idee inusuali e fuori da ogni parametro di razionalità, permettendo all'artista di portare alla luce immagini del tutto originali altrimenti non concepibili.......
RispondiEliminahttp://www.artonweb.it/nonsoloarte/artecreatfollia/articolo1.htm