Ho perso la mia mamma esattamente una settimana fa … il dolore è una pozza liquida in cui immergermi, una sorta di liquido amniotico in cui farmi cullare.
I sensi acuiti captano ogni variazione del mio stato ed io osservo come uno spettatore stupito dal finale della rappresentazione.
Il dolore è “una scala a chiocciola” dice Linda Pastan che è necessario scendere e ad ogni giro le staffilate si fanno più intense fino ad arrivare dove è quasi impossibile resistere, mi sembra che la pelle si stacchi e rimangano solo terminazioni nervose che sfrigolano …
Il dolore è una matassa ingarbugliata il cui capo si è perso tra i viticci che aviluppano la mia anima.
Il dolore è un buco nero che aspira ogni tua ragione cozzando contro l’ineluttabile
Il dolore è “lo spezzarsi del guscio” ,dice Gibran, è esporre la tua parte più fragile.
Il dolore ti fa sentire nuda, investita dai venti che soffiano impetuosi , ti alzano in vorticosi mulinelli per poi depositarti esausta nel deserto …..
Il mio dolore è rosso, compatto.
Una particella che vaga nel buio, nero, solido.
I bordi più scuri …. confini che si alzano, contenimento … bisogno di ritiro …
Silenzio che fa rumore ....
Rimpianto ... nostalgia ... malinconia ....
Il centro più chiaro è permeabile, dall’altra parte il vuoto …
Bisogno di una coperta e lacrime che scorrono …
Una grande stanchezza …..
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